Come prima cosa ci tenevamo a rispondere a degli articoli pubblicati nel primo numero del Giornaleski, il giornalino ufficiale della scuola redatto da alcuni studenti con la collaborazione di qualche professore.
In questo primo numero, addirittura come inserto speciale, troviamo una serie di articoli, più o meno argomentati, che trattano inizialmente dell’autogestione, successivamente delle assemblee d’istituto e per finire “suggeriscono” migliori tattiche e procedure di lavoro per i rappresentanti d’istituto.
Non nascondiamo il nostro rammarico nel constatare che nessuno si è premurato di chiedere anche un nostro intervento per la stesura finale dell’articolo (oltre a quello del preside) dal momento che presumiamo che lo scopo sia stato prettamente informativo.
La nostra è una risposta un po’ dura, schietta e forte nei termini, un po’ a dimostrazione di quanto è seria la nostra determinazione e di quanto siano confutabili le vostre affermazioni; abbiamo scelto di farlo prendendo come base l’articolo stesso, articolando la risposta subito a seguito [nelle parentesi quadre] per rendere più diretta e precisa la contrapposizione delle due “campane”.
Ci dispiace che si creino situazioni di questo tipo all’interno dell’istituto, che scaturiscono senza dubbio dalla mancanza di un dialogo diretto.
Come pensate che si possa venire in contro a questo problema?
Noi siamo a scuola come voi, a prescindere dall’autogestione, dalla manifestazione e dal collettivo; per un qualsiasi dubbio in merito al nostro progetto di lavoro, organizzazione studentesca e programma non potete far altro che chiedere. Non abbiamo mai mandato via nessuno come nessuno mai è venuto a chiederci qualcosa. Anche attraverso l’indirizzo di posta elettronica del collettivo (collettivogentileski@yahoo.it) è possibile domandare un qualsiasi chiarimento, a cui verrà pubblicamente risposto sul blog.
La riportazione sul blog dei seguenti articoli è stata effettuata alla lettera.
- Articolo pagina 2 Il “rito” dell’autogestione
L’autogestione come protesta? Una volta forse…
E’ di rigore ormai che nelle scuole milanesi, verso la fine di novembre si dia luogo a quella che viene comunemente (ma non del tutto propriamente) chiamata autogestione. [non ci viene in mente un altro termine appropriato a definire un organizzazione di persone che autonomamente gestiscono il loro progetto di studi, se ne sai una te non esitare]
Beh, se in principio era nata come unico modo per gli studenti di far valere le proprie idee e di protestare per dei problemi che, anche se discussi, avrebbero avuto soluzioni [la possibilità di far valere le proprie idee è un diritto che abbiamo conquistato in decenni, perché dovremmo perderlo adesso? Non ci sono più problemi? Non hanno soluzione?] ora la si vede come 4 giorni di vacanza collettiva [purtroppo non possiamo imporre lo spirito di partecipazione all’autogestione, possiamo solo cercare di creare collettivi sempre più coinvolgenti che stimolino l’assunzione di una responsabilità autonoma…cosicché non venga più percepita come vacanza].
Inoltre, se una volta l’autogestione veniva organizzata, indetta e messa in piedi da un gruppo studentesco dalle idee ben precise, ora siamo nel caos più totale [questa affermazione, in quanto infondata, non meriterebbe neanche una risposta. Perché infondata? Perché le nostre idee sono precise, il caos è una situazione che si crea quando le informazioni non vengono assimilate in modo coerente. Può scaturire da un nostro deficit in fatto di chiarezza, ma penso sia comprensibile quando il mezzo di informazione è una caotica assemblea d’istituto. Nessuno ti ha mai visto a un collettivo, lì avresti capito che le nostre idee, i nostri principi, sono molto definiti].
La risposta generale? Nessuno viene ai collettivi, il preside non ci fa fare l’assemblea, nessuno collabora per la cogestione e men che meno per l’autogestione.
In pratica: protestiamo perché non ci fanno protestare. [ti facciamo finire il discorso…..]
Bene, partiamo dal principio:
che nessuno vada ai collettivi è una realtà, nel senso che sono pienamente consapevole del fatto che al collettivo ci vanno dalle 6 alle 8 persone [probabilmente, dal momento che sei anche direttrice del giornale, dovresti aggiornarti prima di scrivere un articolo, questi dati non sono attribuibili a nessun collettivo che si è svolto quest’anno; collettivi che hanno avuto un’adesione media di 40 persone].
Di conseguenza, se nessuno va ai collettivi, vuol dire che a nessuno interessa decidere o almeno conoscere quello che succede a scuola (tra l’altro la NOSTRA scuola) [è proprio a questo che stiamo cercando di andar contro. Un atteggiamento di “non interesse nel decidere o nel conoscere” quello che succede nella NOSTRA scuola…non può che riproiettarsi nel mondo del lavoro e nella vita in generale fondando così una popolazione di amebe], ma ancora peggio, tutti, o almeno chi non va ai collettivi, si aspettano che siano gli altri a mettere in piedi un’organizzazione studentesca che decida e rappresenti anche loro. [questa è una conseguenza del precedente punto, con una consapevolezza maggiore nessuno pretenderebbe di essere rappresentato senza fornire elementi validi prima]
E allora diciamolo: ma che cavolo pensate di fare? Come pensate che funzioni? Che lo spirito santo scenda in terra e crei un collettivo di angeli e apostoli che rappresenti gli studenti? [ la sfera miracolati non ci appartiene, oltre a non credere nei miracoli pensiamo che qualsiasi cosa si voglia ottenere, anche se inizialmente può risultare impossibile, dev’essere frutto di impegno e tentativi, dev’essere spinta dal desiderio di cambiamento. Se nessuno nel corso della storia avesse ragionato in questo modo saremo ancora a chiederci quanto sarebbe bello se schiacciando un pulsante si riuscisse a illuminare un’intera stanza…saremo ancora ad aspettare, come dicevi te, il fascio di luce tipico dell’apparizione divina per leggere una pagina di libro.]
Cioè voglio dire, [c’è, cioè, gnè] i rappresentanti d’istituto candidati erano 4, su 1500 studenti. [ è scandaloso vero? Cosa pensi che potremmo fare? Mi sembri una che le soluzioni ce le ha tutte in tasca…daccela sta mano….eeeeecandidatiii!].
Va beh [ahahah va beh….se dici va beh non può che andar beh….]
Secondo: il preside non concede l’assemblea (ce l’ha con noi, ci odia tutti e derivati vari).
Beh anche se questo è un fatto successo alla fine dell’anno scorso, vi posso assicurare che proprio sta mattina ero nell’ufficio del dirigente e che sono venuta a conoscenza delle procedure (e vi dirò anche, non di tutte) di cui penso nessuno conosca l’esistenza, che riguardano il modo di richiedere un’assemblea [sulla base di che cosa scusa tu potresti assicurare che nessuno, compresi noi, sia a conoscenza di queste procedure? Se ti dimostriamo che non è così copre la tua assicurazione?]. Ovviamente non hanno nulla a che fare con il modo in cui è stata richiesta (tral’altro) anche questa prima indetta. [e quest’informazione da chi l’hai avuta? Aspetta facci indovinare… mmmh… forse dal dirigente in quella mattinata nel suo ufficio? Non pensi che per fare del serio giornalismo ci sia il bisogno di confrontare le 2 tesi contrastanti riguardarti lo stesso argomento? Dico…da direttrice di giornale…non si ragiona così? Comunque, visto che l’argomento porterebbe via troppo spazio rimandiamo i chiarimenti ad un prossimo post, riprendendo il discorso delle assemblee negate.]
Facciamo autogestione perché non ci concedono l’assemblea? [ti rimando al post sul perché dell’autogestione].
Ma perché, invece, non facciamo tutti una gita nell’ufficio del dirigente (“aperto sempre a tutti” testuali parole del diretto interessato) [dai, organizza, noi ci andiamo già abbastanza] per capire e farci spiegare bene cosa bisogna fare per indire un’assemblea? No? Nessuno ci aveva mai pensato… ma va beh [ma va beh va beh… eh…meno male che ci sei tu che pensi a queste cose…]
Terzo, ma non meno importante, punto: nessun professore collabora per la cogestione. E qui siamo da capo… chi ha mai presentato un progetto chiaro ed organico ai professori(1) [se mi parli di cogestioni mi parli di professori e studenti che insieme collaborano e si COgestionano in un progetto alternativo. Mi spieghi che cosa avrebbe rappresentato presentare un progetto in cui noi stabilivamo cosa un professore avrebbe dovuto dire in collettivo? Non ti sembra assurdo? Per fare cogestione non serve un professore che da la disponibilità con una firma. Serve un professore che partecipa ai collettivi di organizzazione, se no non è una cogestione.] due: dato che quando alcuni studenti non condividono l’idea dell’autogestione il problema è relativo, perché dovrebbe essere così grande il problema che alcuni professori non condividano l’idea della cogestione? [Considerando il fatto che l’effettiva disponibilità a partecipare anche all’organizzazione non l’ha data nessun docente, la disponibilità a partecipare è poi subordinata al fatto che quando si tratta della partecipazione di un docente si parla di un lavoratore, pertanto, se anche solo uno studente nella sua ora volesse fare lezione, sarebbe obbligato a rimanere in classe, se non lo facesse andrebbe in contro alle sanzioni previste a chi non adempie alla prestazione di un servizio. Poi facilmente capire perché se non è condivisa la cogestione dai professori non si può fare… perché diventa un’autogestione.]
Tre: chi ha mai pensato ad un’alternativa alla cogestione (dato che comunque nessuno riesce ad organizzarne una decente)? Nessuno.[a parte l’autogestione dici? Non lo so potremmo pensarci in collettivo se ne hai voglia, così ci dai una mano] . Come nessuno si è interessato a chiedere opinioni a riguardo al preside, [in merito a cosa, alla cogestione? All’autogestione? Ce li dice chiari i suoi pareri non c’è bisogno di chiederlo] che, mi dispiace deludervi, non ha niente a che vedere con il mostro mangia-studenti [evitiamo battute di contenuto politico] che ci è stato descritto.
Insomma, il nocciolo della questione è questo: se praticamente nessuno all’interno dell’edificio scolastico, neppure i rappresentanti stessi, sono a conoscenza delle norme, dei diritti e dei doveri degli studenti, come si può pensare che tutto vada bene nell’istituto? [il fatto che noi non siamo a conoscenza delle norme, dei diritti e dei doveri degli studenti rimane sempre e comunque una tua opinione personale totalmente confutabile]. Perché deve venir indetta un’assemblea che parla dell’autogestione quando i problemi per cui essa deve essere fatta non sono ancora stati discussi? [questo può farmi intendere o che eri assente all’assemblea o che non hai ascoltato; noi abbiamo parlato in previsione di un’EVENTUALE autogestione. il discorso che abbiamo fatto in assemblea è stato per prevenire i molteplici problemi che può creare se organizzata senza consapevolezza. Abbiamo infatti cercato di “sensibilizzare” gli studenti, perlomeno i rappresentanti di classe “eletti per rappresentare la classe” chiedendo una partecipazione maggiore, cercando di trasmettere la nostra voglia di organizzare un bel progetto collettivo, con gli interessi di una collettività, una vera autogestione. Ci siamo parzialmente riusciti, la partecipazione ai collettivi di quest’anno è sempre stata numerosa, tant è che abbiamo proposto al preside, che sta valutando l’ipotesi, la possibilità di istituire un giorno fisso alla settimana per il collettivo.
In assemblea abbiamo cercato di capire se gli studenti avessero la forza, la maturità, la cultura di portare avanti seriamente questa esperienza dal momento che intendiamo l’autogestione un momento di formazione. La risposta è stata data in positivo dal collettivo. Un collettivo aperto che quest’anno ha permesso di organizzare le attività con una migliore impostazione del lavoro].
Nota bene, non sto dicendo che non ci sono problemi, ma che, se ci sono, se ne parla in un’assemblea (richiesta seguendo le procedure) e discussa in modo decente, cosa che non è avvenuta nell’ultima [per quanto ci riguarda riteniamo di aver lasciato intervenire in modo totalmente libero, dovremmo essere noi a richiedere una maggiore decenza da parte di tutti nell’ascoltare quello che diciamo, visto che in alcuni momenti non si sentiva neanche nelle prime file cosa dicevamo al microfono(!), e nel prendere in considerazione quello che proponiamo, che non vuol dire per forza condividere. Non possiamo stabilire un rigoroso silenzio in auditorium, o zittire eventuali commenti che vengono rivolti anche a nostre affermazioni. Non ne siamo in grado.].
Perché se quello che noi studenti vogliamo dimostrare è maturità e capacità di autogestirsi, direi che partire dall’idea di organizzare un’autogestione senza neanche essersi posti la domanda:”perché la facciamo?” non ha niente di maturo [al perché abbiamo risposto in un intero post, è stato detto anche in assemblea se pur superficialmente per il poco tempo a disposizione. Sono sempre tue illazioni prese in giro dal vociferare di qualche professore].
Comunque, alla base di tutto sta la conoscenza dei diritti e dei doveri degli studenti. Quando questi verranno meno, ci verranno negati oppure ci troveremo di fronte a delle problematiche non risolvibili per una qualche serie di motivi, allori si potrà pensare di fare ricorso all’autogestione, ma non prima. [anche questa affermazione trova la sua confutazione nel post sul perché siamo intenzionati a organizzare un’autogestione. Nel caso che dici tu si potrebbe pensare ad un’occupazione. L’autogestione in alcuni ambiti è riconosciuta come un diritto, non lede quello di nessun altro, chiunque preferisca svolgere lezione può farlo, le classi del piano dove si svolge l’autogestione vengono trasferite in altre aule dal preside, presumibilmente previo accordo.]
E posso assicurare che non ci sarà mai negato l’ascolto e l’appoggio (nei limiti del possibile) dai livelli superiori (almeno è ciò che mi è stato garantito), quindi questo è quanto. Passo a voi il testimone, mi piacerebbe sapere come la pensate. [abbiamo colto al volo e con piacere l’invito ;)]
- Articolo pagina 4 Assemblee “divertenti”
La maggior parte degli studenti vede ormai l’assemblea d’istituto come una perdita di tempo volta a far saltare ore di lezione, ma il ruolo di un’assemblea che invita un intero istituto non è certo questo.
L’assemblea è presieduta solitamente dai rappresentanti d’istituto eletti dagli studenti della scuola, i quali dovrebbero informare tutti gli altri su eventuali problemi presenti all’interno della scuola [non solo, anche di quelli che sono i nostri obbiettivi, i nostri progetti e qualsiasi eventuale manifestazione, organizzazione e iniziativa che si pensa di poter intraprendere a seconda delle esigenze].
Ciò non è avvenuto alla prima assemblea di questo anno scolastico, in cui i nuovi rappresentanti d’istituto si sono presentati dopo le elezioni [ci siamo scusati in assemblea per la mancata propaganda, la possibilità di fare un’assemblea d’istituto al mese ci ha imposto una scelta: un’azione di propaganda con 4 candidati su 4 persone eleggibili ci sembrava una pagliacciata, abbiamo scelto di convocare l’istituto una volta “in carica” per esporre il nostro fondamentale obbiettivo, ciò che siamo passati a dire di classe in classe, la nostra richiesta di collaborazione. Oltre a valutare l’interesse e la volontà degli studenti di organizzare o meno un’autogestione. Chi fosse stato interessato a conoscere prima di questa fantomatica elezione i rappresentanti avrebbe potuto partecipare ai collettivi precedenti all’elezione.]; nel caos generale si sono presto trovati senza nulla da dire alle classi che si erano riunite in auditorium e così si è finito per parlare della possibile autogestione che si terrà quest’anno.
Le autogestioni sono ormai diventate un rito, un evento che si ripete ogni anno nel periodo di novembre, senza motivo [in risposta a questo è stato scritto un interno post in cui viene spiegato il perché dell’autogestione].
Anche quest’anno sono state dette molte cose sull’argomento autogestione; per i rappresentanti d’istituto l’autogestione è un’iniziativa volta alla formazione personale degli studenti, dove si trattano argomenti che possono servirci nella vita di tutti i giorni, ma non è proprio quello che è accaduto negli anni passati. [con anni passati presumo che tu ti possa riferire, solo a quelle di massimo 3 anni fa, visto che sei in terza (e ti posso assicurare che gli anni prima non era così). Anche ammettendo che tu le abbia viste tutte, e ammettendo anche che per alcuni casi hai anche ragione, cosa ti fa pensare che quest’anno non si possa creare qualcosa di positivo? Di diverso e costruttivo. Quest’anno, grazie ad una partecipazione più attiva da parte di alcuni studenti e all’adesione numerosa dei collettivi abbiamo la possibilità di costruire un buon progetto. Certo, può andar male, bisogna prepararsi anche a questo, però valuta bene, perché magari ne vale la pena.]
Se prendiamo come esempio l’autogestione dello scorso anno, non possiamo certo dire che ci sia servita nella vita quotidiana perché, detto in parole povere e senza andare contro a nessuno, stare chiusi in un’aula con dei ragazzi che fanno rap e altri che fumano rendendo l’aria irrespirabile, non può certo servirci come esperienza di vita. [hai perfettamente ragione, siamo noi i primi ad avere intenzioni ben fuori da questa linea, l’anno scorso l’autogestione è stata un’evidente fallimento, per eventuali circostanze e avvenimenti che se dovessero interessarvi non tarderemo a farvi sapere.]
Purtroppo l’autogestione di quest’anno si prospetta come quella dello scorso anno. [sulla base di che cosa affermi questo? ].
La cosa dispiace anche un pochino, visto che in quella settimana di ore di lezione buttate, si potrebbero fare attività alternative che renderebbero produttiva anche un’autogestione fatta senza un motivo. [altre illazioni mischiate a pseudo proposte non argomentate. Sentiamo solo “si potrebbe”, mai nessuno che dice “dai facciamo”].
Anche secondo il parere del preside la prima assemblea d’istituto di quest’anno non è andata bene, e sempre secondo il prof. Miele mancava anche di organizzazione [non è andata bene perché non c’è stato un buon dialogo e un rispetto adeguato verso chi parlava, da parte di tutti in auditorium o quasi. Per quanto riguarda l’organizzazione capisci anche te quanto possa essere complicato zittire un auditorium. L’animo delle assemblee in auditorium, soprattutto quando i temi della discussione sono così spinosi, è sempre stato acceso, sono vostri compagni, commentano quello che dite come quello che diciamo, magari senza proprietà di linguaggio ed educazione, ma è comunque una reazione. Sono comunque presenti all’assemblea i docenti accompagnatori, che non tardano a zittire i ragazzi, ma solo quando si tratta di uno spettacolo organizzato da loro.], visto che in un’assemblea tra ragazzi del triennio sarebbe opportuno un po’ più di rispetto nei confronti di chi vuole esprimere la sua opinione [completamente d’accordo] e chi più che rispetto ha ricevuto urla e schiamazzi [dubito che tu ti riferisca a noi rappresentanti].
Proprio a causa di questa mancanza di organizzazione delle assemblee, il preside ci ricorda che ogni classe ha a disposizione un’assemblea di classe al mese, in cui parlare degli eventuali contrasti coi professori o di altri problemi. [questo è un grande diritto che abbiamo che non va senz’altro sottovalutato, anzi, andrebbe sfruttato maggiormente dai rappresentanti di classe, che, collaborerebbero senz’altro a un progetto di lavoro migliore se portassero i resoconti delle proprie assemblee nei collettivi; ci si potrebbe confrontare sugli eventuali problemi ed eventualmente affrontare discorsi su tematiche di interesse generale. Oltre ad essere un grande aiuto per il funzionamento del collettivo può essere d’aiuto alla singola classe che può trovare spunto per la risoluzione dei problemi interni nell’esperienza di altre classi.].
Proprio per aiutarci a capire come si possa organizzare un’assemblea d’istituto e di classe e come si possa svolgere, il preside sta promuovendo un progetto aperto a tutte le classi che verranno aiutate a risolvere proprio questi problemi di organizzazione.
- Articolo pagina 5 “Autunno Caldo”
“compagno di scuola, compagno di niente, ti sei salvato dal fumo delle barricate…” (A. Venditti)
Una piccola perla tratta da una canzone relativa al ’68: quel periodo che ha caratterizzatola gioventù di coloro che ci hanno preceduto (chiedete ai vostri “predecessori”, nonché professori, genitori, familiari, amici, vicini di casa e chi più ne ha più ne metta…) [se ti stai riferendo a noi come fai poi espressamente per il resto dell’articolo possiamo assicurarti che abbiamo bene idea di quello di cui stai parlando ed in merito all’argomento in questione abbiamo più e più volte discusso con “veri reduci” del ‘68].
Loro, che in quegli anni ci sono cresciuti, forse sapranno informarvi al meglio [non preoccuparti.], e solo nel momento in cui riconoscerò in voi quella che si chiama “consapevolezza”, allora potrò pensare ad un’eventuale autogestione! [scusami, dall’alto del tuo piedistallo forse fai fatica a riconoscere la nostra vera consapevolezza, fondamentalmente perché sei lontano, troppo in alto, e perché non hai mai partecipato a un collettivo. Ti parliamo così perché ti conosciamo personalmente, anche se non riportiamo qui sul blog il tuo nome, abbiamo avuto più occasioni di dialogo all’interno della scuola ma queste affermazioni ci suonano totalmente nuove. Ci sarebbe piaciuto affrontarle nelle molteplici occasioni in cui annuivi a quello che dicevamo.]
Come mi ha sempre detto la prof. Cattaneo “get informed…” [concordiamo con la prof, Cattaneo, che conosciamo e apprezziamo anche noi e ti rigiriamo la frase].
Ragazzi, pensate sempre prima di parlare, perché sennò non vi ascolta nessuno, o meglio, le persone che avranno la volontà di seguirvi ci potranno essere; ma certamente non molte e non a lungo [Cos’è questa? Una lezione di vita? con questo stai affermando che i nostri discorsi sono campati in aria, che parliamo a vanvera, ma non argomenti l’affermazione. Insinui senza esserti premurata di informarti te per prima su quelle che sono le iniziative che intendiamo intraprendere. Sul perché abbiamo intenzione di agire così.]
Prima di pensare a migliorare i sistemi preesistenti, domandatevi, perciò, come sono nati, e non state sempre lì a criticare, lamentarvi, e poi perché venite sempre a scuola col “muso”? [il nostro non è un tentativo di miglioramento, bensì di approfondimento collettivo, come sono nati gli attuali sistemi d’educazione, politici e quant’altro potrebbe anche essere un ottimo argomento di discussione nella stessa autogestione, non capiamo poi, come prima, sulla base di che cosa poi affermi che noi non ne saremmo a conoscenza. Per quanto riguarda le lamentele e le critiche che abbiamo comunque ampiamente articolato e giustificato possiamo dirti che ora ci riteniamo piuttosto soddisfatti. Erano infatti rivolte a una partecipazione pressoché inesistente da parte degli studenti alla vita sociale scolastica, cosa che quest’anno ha finalmente trovato un’evoluzione, grazie alla consapevolezza di alcuni studenti di cogliere nel verso giusto l’intenzione delle lamentele.]
Non so come sia andata per voi, ma io, quando dovevo decidere la scuola superiore (correva l’anno 2001) [ce lo ricordiamo bene quell’anno… eravamo nella stessa situazione anche noi.] ci ho pensato non una, ma mille volte …
Scegliere non è stato facile, perché come ben sappiamo ogni scelta comporta una rinuncia… ma fa parte della crescita!!! [aug grande capo]
Adesso mi viene in mente il grandissimo prof Sandro De Molli che diceva sempre: “è ora di basta”, oppure “andate a fare, scrivere, imparare”….lui ci prendeva così. [sembra che parli di una persona morta. Conosciamo bene anche noi il professore. Una grande persona a livello umano, che tra le tante cose che ci ha insegnato, per riprendere anche noi una sua citazione è stata: “prima di parlare sbatti 3 volte la testa sullo spigolo”. Te la riproponiamo in tutta la sua saggezza, sperando che tu colga l’invito.].
Finchè lo abbiamo avuto la matematica non è mai stata il nostro mestiere, ma ci faceva capire che nessuno ci obbliga a stare a scuola…
E ci sono tantissime altre persone eccellenti, che ho avuto la fortuna ed il privilegio di conoscere in questi cinque anni all’Artemisia Gentileschi, ma, ovviamente, non posso menzionarle tutte, vi annoierei…[anche noi. In questi cinque anni abbiamo anche avuto il dispiacere di conoscere pessimi elementi, oltre, naturalmente, agli eccellenti.]
In sintesi: è inutile e ridicolo voler cercare di cambiare un sistema che neanche si conosce [è inutile e ridicolo parlare di un progetto di cui non si conosce, argomentando per di più con affermazioni totalmente infondate e confutabili. Questo, considerando anche il fatto che ci siamo parlati personalmente, è anche altamente ipocrita.]; la Nostra scuola è meravigliosa, efficiente, e ci sta dando un ottima preparazione. [questo elogio sviluppa senz’altro, oltre alla soddisfazione ipocrita che alcune persone possono ricavarci, una imponente chiazza umida sul culo di quelle stesse persone. Niente è perfetto e definire meravigliosa una scuola italiana è assolutamente ipocrita. Insomma, sei un ipocrita.].
Se poi voi volete fare come gli struzzi (con tutto il rispetto per gli struzzi) [ma si può sapere te dall’alto di cosa spari a raffica queste accuse provocatorie? Cosa pensi di fare? Capisci che questo tuo articolo dimostra tutto il tuo egocentrismo? Dal momento che non vediamo una cosa come la vedi te vuol dire che non la vogliamo vedere? Il tuo è un pensiero frutto di una scienza innata…mentre noi siamo poveri struzzi, anzi, meritiamo meno rispetto degli struzzi. Fatti dire una cosa, che ti verrà senz’altro ribadita di persona, una tua diversa visione delle cose è senz’altro rispettata e presa in considerazione. Se però argomentata civilmente come tu per prima richiedi agli altri. Queste accuse pubblicate in un articolo di cui nessuno di noi era a conoscenza e di cui tu non hai mai accennato alcun punto nelle precedenti volte che abbiamo avuto occasione di parlare è solo una dimostrazione di quanto sei coniglia (con tutto il rispetto per i conigli)], non venite a dirlo a chi nella scuola c’è da più tempo [come da più tempo? I 5 anni che hai passato al Gentileschi li hanno passati anche la metà dei rappresentanti d’istituto], e che ha sempre cercato, magari con qualche ostacolo (ma saltato alla grande), di compiere il suo dovere e di vedere realizzati i diritti della collettività… perché, vi ricordo: lo Studio è un Diritto! [grazie, lo sapevamo e ce lo ricordiamo molto bene.]
La cosa che ci ha maggiormente colpito (e preoccupato) di questi articoli è la chiara suddivisione in Loro (il preside, i professori, gli integerrimi: coloro i quali sanno tutto e detengono tutte le procedure) e noi: i poveracci che fumano in classe e schiamazzano durante assemblee e autogestioni.
In pratica la tua concezione della scuola è come se i professori e il dirigente fossero gli unici Illuminati detentori del sapere e noi dei vuoti serbatoi da riempire con nozioni stantie e molto spesso inutili.
Li descrivi come gli Eletti che dall’alto degli Uffici Superiori illuminano le menti di noi poveracci.
Il tuo giornalino è paragonabile a un TG di Emilio Fede (con tutto il rispetto per Emilio Fede AHAHAH).
Ciao pirlone, servo del padrone.
(M. Boldi)